mercoledì 17 ottobre 2018

MONTAIGNE

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Montaigne afferma che l'uomo è un essere incostante e debole che possiede una natura incompleta e mancante, quindi non può essere considerato il fine dell'universo.

Egli, inoltre, critica l'antropocentrismo, in quanto afferma che l'uomo, senza l'aiuto divino, sprovvisto di armi e del soccorso esterno, non potrebbe sopravvivere a lungo alle difficoltà della vita.

Montaigne sostiene inoltre il relativismo sociale, secondo cui l'uomo europeo non è superiore agli altri popoli, e occorre rispettare gli altri popoli. Egli osserva i popoli dell'America, e afferma che non sono assolutamente barbari o selvaggi, a meno che non si voglia definire ''barbarie'' ciò che non sono i nostri usi. Inoltre sottolinea il fatto che essi sono ''selvaggi'' quanto lo sono i frutti che la natura produce spontaneamente, senza lo zampino dell'uomo. E' sbagliato considerare un frutto coltivato dall'uomo migliore rispetto a quello prodotto spontaneamente dalla natura in persona, anzi, egli sostiene essere migliore il frutto cresciuto senza l'aiuto dell'uomo.

Dallo studio della storia, Montaigne ricava una lezione di scetticismo: non c'è alcuna opinione che si possa definire superiore ad un'altra. Fin da piccoli siamo abituati a condividere certe opinioni, escludendone altre: man mano che cresciamo consolidiamo tali convinzioni, arrivando a considerarle frutto di ragione, anziché di abitudine, e giudicando irrazionale tutto ciò che è differente da esse.
Non esistono criteri oggettivi della ragione.

L'analisi dell'uomo che ha condotto Montaigne fin qui, ha dimostrato un ''io debole e incerto''.
Egli sostiene una posizione di epicureismo moderato, secondo cui occorre ricercare la salute e l'equilibrio psicofisico, le quali si ottengono con la moderazione e il rifiuto degli estremismi. Per questo è opportuno che l'uomo coltivi la filosofia che ci distanzia dalle cose terrene e ci insegna a controllare la paura.


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